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Bernardino Baldi, In mechanica Aristotelis problemata exercitationes, Viduae Ioannis Albini, Moguntiae 1621

 

I Problemi meccanici dello Pseudo-Aristotele (Baldi concorda sull’attribuzione dell’opera ad Aristotele, nonostante già allora si fossero avanzati dubbi in proposito) furono oggetto di numerose edizioni e commenti nel corso del XVI e XVII secolo, ma le In mechanica Aristotelis problemata exercitationes mostrano una singolare indipendenza dalle pubblicazioni precedenti. I trentacinque problemi diventano il pretesto per lunghe digressioni sul tema, dove l’influenza dell’opera di Archimede è evidente e apertamente dichiarata: „Considerantes enim Aristotelem aliis principijs usum, ac probatissimi post eum fecerint Mechanici, demonstrasse, morem huiusce facultatis studiosis gesturos nos fore arbitrati sumus, si easdem illas quaestiones Mechanicis, hoc est, Archimedeis probationibus confirmaremus“ (B. Baldi, Exercitationes, Praefatio). I commenti baldiani presentano inedite considerazioni che danno alla trattazione un carattere fortemente innovativo. È quanto si riscontra, ad esempio, nel commento alla Quaestio XVI. Prendendo spunto dal problema enunciato dallo Pseudo-Aristotele („Dubitatur, quare, quo longiora sunt ligna, tanto imbecilliora fiant, & si tolluntur, inflectuntur magis: tametsi quod breve est ceu bicubitum fuerit, tenue, quod vero cubitorum centum crassum“) Baldi dedica un’attenta disamina ad alcuni temi di meccanica applicata all’architettura e anticipa l’interpretazione del meccanismo di rottura di una trave inflessa che verrà in seguito descritta da Galileo nella seconda Giornata dei Discorsi e dimostrazioni matematiche (Elsevirii, Leida 1638). Questa trattazione non trova confronti in nessun testo a stampa precedente. La resistentia solidorum è posta al centro di una riflessione che mette a confronto l’esperienza statico-costruttiva con i principi della meccanica. L’interesse di Baldi per questo campo di ricerca, posto a confine tra meccanica e architettura, è confermato dagli studi su Vitruvio e dalle consulenze svolte come esperto di architettura a Urbino, Guastalla e Roma (nella cerchia del cardinale Cinzio Aldobrandini). Vitruvio e Leon Battista Alberti, inoltre, sono ricordati da Baldi come “matematici”.

L’originalità delle Exercitationes pone il problema dell’individuazione dei possibili legami con fonti inedite precedenti. Pierre Duhem ha dato per scontata un’influenza su Baldi delle idee raccolte nei manoscritti di Leonardo da Vinci (cfr. P. Duhem, Études sur Léonard de Vinci: ceux qu'il a lus et ceux qui l'ont lu, Hermann, Paris 1906-1913). La conoscenza di una parte di quei manoscritti non si può escludere a priori, considerato che la maggiore dispersione delle carte di Leonardo si verifica alla fine del XVI secolo a Milano, la stessa città che Baldi conosceva bene avendo frequentato la cerchia di Carlo Borromeo. Non si hanno tuttavia prove che confermino l’ipotesi sostenuta da Duhem, che anche su altri punti della bibliografia baldiana mostra di aver effettuato un’analisi frettolosa delle fonti. Nel caso della Quaestio XVI, inoltre, si può notare come l’impostazione data da Baldi al problema di meccanica strutturale differisca, nella sostanza e nel metodo, da quella che Leonardo presenta a più riprese nei suoi manoscritti (ad esempio per quanto riguarda il meccanismo di rottura degli archi).

Altro rilevante problema storiografico riguarda la conoscenza delle Exercitationes da parte di Galileo Galilei. Numerose testimonianze provano che l’opera di Baldi venne immediatamente discussa da alcuni dei principali scienziati dell’epoca (ad esempio da Isaak Beeckman e Marin Mersenne). Nell’opera di Daniel Mögling Mechanischer Kunst-Kammer Erster Theil... (Merian, Frankfurt am Main 1629) si trova addirittura una traduzione del commento alla Quaestio XVI, con l’aggiunta di un apparato iconografico che corregge molti degli errori di stampa dell’edizione originale. La stessa XVI, inoltre, diventa la base di ispirazione esplicita per i cinque teoremi sulle volte descritti da Henry Wotton nei suoi Elements of architecture (I. Bill, London 1624). Uguale attenzione per il commento baldiano si nota nei Commentari ai Problemi meccanici di Giovanni de Guevara, pubblicati nel 1627 e citati da Galileo nei Discorsi (1638). Come è noto Guevara fu in contatto epistolare con Galileo e a lui chiese più volte pareri sul commento ai Problemi meccanici. Nonostante questa ampia conoscenza dell’opera a livello europeo Galileo non cita mai Baldi nei Discorsi (1638) e il suo nome non compare nel ricco epistolario dello scienziato pisano. Sembra tuttavia poco probabile che egli non conoscesse i contenuti dell’opera baldiana, almeno indirettamente e tramite comuni interlocutori.

Si è discusso a lungo sulla datazione del manoscritto delle Exercitationes e gli storici hanno solitamente indicato una data intorno al 1590. Per formulare ipotesi attendibili occorre tenere presente che i principali biografi (Giovan Mario Crescimbeni e Ireneo Affò) fanno riferimento ad almeno due manoscritti dedicati ai Problemi meccanici. Certamente l’interesse per il tema risale agli anni di formazione ad Urbino, sotto la guida di Commandino e in amicizia con Guidobaldo del Monte, e alle lezioni seguite nell’Ateneo padovano. Tuttavia i primi manoscritti dedicati al tema dovettero essere in seguito più volte rimaneggiati e quello che sarà poi dato alle stampe è certamente ancora oggetto di revisioni negli ultimi anni di vita dell’autore. Sulla base di queste considerazioni si può affermare che le Exercitationes, come molte altre opere baldiane, furono riprese, affinate, riordinate nel periodo 1609-1617, quando Baldi rientrò ad Urbino dopo il lungo soggiorno a Guastalla.

 

 

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